Una linea sottile e profonda unisce le opere di Ahmed Oudni all’espressionismo astratto degli anni ’50-’60 del Novecento di Clyfford Still, Mark Tobey, Sam Francis, Ad Reinhardt, all’informale materico di Emilio Vedova e al neoespressionismo astratto degli anni ’70 e ’80 di Georg Baselitz, Anselm Kiefer, David Salle e Julian Schnabel, ma filtrati da una concezione dell’esistenza e del mondo più solare e mediterranea, attraverso il punto di vista e di un artista algerino di nascita e cittadino del mondo dalla cultura cosmopolita con un percorso di lavoro e di vita aperto e labirintico.
Gesto, materia, sgocciolamenti, ampie campiture di colore evocano emozioni e stati d’animo che si possono esprimere solo attraverso la pittura e la poesia con haiku o versi ermetici. Un’interpretazione della realtà percepita e immaginata del mondo in cui viviamo e sugli universi intorno a noi, un’esperienza fisica e spirituale che si contrappone alle visioni digitali, alla (dis)informazione e al qualunquismo in cui veniamo avvolti dal sistema mediatico.
Pittura come atto di ribellione al conformismo dei nostri pensieri e delle nostre azioni in ogni frammento di vita, dove regole sempre più artificiali minacciano e mettono costantemente alla prova la nostra sensibilità. Lavori che ci chiedono quella concentrazione e quell’empatia troppo spesso smarrite per offrirci nuovi, imprevedibili stimoli e superare le nostre linee d’ombra.

Foto: Umberto Tedeschi.


Foto: Umberto Tedeschi.

Foto: Umberto Tedeschi.

Foto: Umberto Tedeschi.

a Barcellona. Foto: Umberto Tedeschi.

a Barcellona. Foto: Umberto Tedeschi.

nei pressi dei Jardins de Rubió i Lluch
a Barcellona. Foto: Umberto Tedeschi.