Lucida metafora del presente

Un mondo senza più libri, in cui è proibito leggere, dove sono consentiti solo l’intrattenimento e le forme più superficiali di comunicazione, è impossibile manifestare i propri sentimenti e le proprie emozioni. Una società che considera superflua e addirittura dannosa la facoltà e la volontà di conoscere, comprendere, approfondire e in cui, di conseguenza, è ammesso solo il pensiero unico. Bradbury pubblica Fahrenheit 451 nel 1953 e immagina con una straordinaria capacità predittiva un futuro ambientato nel 2022. Una visione solo apparentemente distopica, che si rivela una lucida metafora del tempo presente.

Oggi non ci sono i pompieri immaginati da Bradbury e fatti mirabilmente rivivere sullo schermo da François Truffaut nel 1966, che invece di spegnere gli incendi hanno il compito di bruciare sistematicamente i libri in modo che non ne rimanga nessuna traccia, ma siamo immersi in una realtà non meno inquietante. Se nelle dittature, negli stati autoritari, nelle democrature e nelle democrazie illiberali, sono molti i libri e i mezzi di informazione proibiti e messi all’indice, nel mondo occidentale esistono modi più raffinati di filtrare e diffondere le informazioni, che è spesso difficile distinguere dalle forme più sottili di propaganda. Ma non solo. Le nostre esistenze, come ci ricorda il filosofo sudcoreano e docente all’Universität der Künste di Berlino Byung-Chul Han in Infocrazia, sono manipolate da un regime infocratico imposto a ciclo continuo dai media mainstream che non consente di capire e di elaborare un pensiero autonomo. Siamo solo apparentemente liberi, ma in realtà viviamo immersi in un universo virtuale in cui libertà e sorveglianza coincidono e dove rappresentiamo solo un giacimento di dati da elaborare e sfruttare.

Il testo di Bradbury, adattato e messo in scena dal collettivo Sotterraneo, una delle realtà più innovative del nostro teatro, si avvale di un’ottima compagnia di attori-mimi che interpretano con rigore e sensibilità una storia disperata, ma che lascia intravvedere la possibilità di un futuro in cui grazie ai Book People, un gruppo clandestino cui si uniscono una giovane donna amante dei libri e Montag, uno dei pompieri che si emancipa e riscatta da un ruolo imposto dal potere, con la missione di imparare a memoria i testi di tutte le civiltà e tramandare così il patrimonio culturale dell’umanità senza infrangere la legge, sarà forse ancora possibile leggere, studiare, approfondire e raccontare storie.


Il fuoco era la cura
liberamente ispirato a Fahrenheit 451 di Ray Bradbury
creazione Sotterraneo
ideazione e regia Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Daniele Villa
con Flavia Comi, Davide Fasano, Fabio Mascagni, Radu Murarasu, Cristiana Tramparulo
scrittura Daniele Villa
luci Marco Santambrogio
abiti di scena Ettore Lombardi
suoni Simone Santolini
oggetti di scena Eva Sgrò
produzione Teatro Metastasio di Prato, Sotterraneo, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale 

Un momento di “il fuoco era la cura”, realizzato da Sotterraneo.
Foto Masiar Pasquali
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