I segni nascosti della storia

Parole e immagini del linguaggio urbano, elementi concreti e naturali come la terra, il fuoco, la lana, il cotone, il carbone, le piante, ma anche esplorazioni sensoriali e olfattive. “Scritture di fuoco” che ricordano la tradizione alchemica, evidenziata dall’uso dell’oro, tracce di fuliggine, pietre, frammenti che rimandano all’arte classica greca, grandi installazioni che contengono diversi elementi legati al tramonto della civiltà industriale o appartenenti alla realtà sociale e individuale come strutture metalliche, sacchi, mobili, bicchieri, cappotti, scarpe, cappelli.

Dai lavori dell’artista degli inizi degli anni Sessanta legati all’Arte povera, di cui è stato uno dei protagonisti insieme ad artisti come Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Giulio Paolini, Pino Pascali ed Emilio Prini, alle grandi installazioni degli anni Duemila, nella mostra curata da Germano Celant a Ca’ Corner della Regina, sede veneziana della Fondazione Prada, scorre sotto i nostri occhi tutto il complesso e affascinante percorso di Jannis Kounellis, nato a Pireo, in Grecia, nel 1936, ma intrinsecamente legato all’Italia dove è arrivato nel 1956 e in cui ha svolto tutto il suo itinerario personale e artistico. Oltre sessanta opere dal 1959 al 2015 provenienti da istituzioni, musei italiani e internazionali e da importanti collezioni private in Italia e all’estero sono poste in dialogo con gli spazi settecenteschi della sede espositiva, che ne evidenziano tutta la forza vitale e il contenuto antitradizionale.

Emerge un impegno costante e sofferto, che attraverso un linguaggio allusivo e ricco di simboli svela le tracce nascoste della storia dal secondo dopoguerra a oggi attraverso le diverse realtà sociali e politiche che hanno segnato il nostro paese e una parte significativa del mondo occidentale. Se gli abiti appesi a un attaccapanni sul fondo di una grande parete dorata esprimono la crisi esistenziale e la solitudine dell’artista, i residui anneriti lasciati su muri, tele e pietre indicano il ripiegamento delle forze vitali e rigeneranti espresse dalle fiamme e dal fuoco.

Un isolamento che prelude alla dissoluzione e alla fine di ogni azione politica e sociale attraverso il fare artistico di cui una serie di armadi minacciosamente appesi al soffitto con alcune ante aperte, che indicano un pericolo incombente o ci ammoniscono e sollecitano a intervenire per evitare un evento catastrofico, sono un’espressione particolarmente forte e incisiva come raramente accade nella creatività contemporanea. Al disincanto, sottolineato da numerose porte chiuse, cui fanno da contrappunto elementi di speranza e rigenerazione espressi da frammenti di composizioni musicali di Mozart e Bach, si uniscono la ricerca di nuovi equilibri rappresentati da una grande installazione nel cortile del palazzo e il recupero dell’antica tradizione artistica, estremo tentativo di trovare un punto da cui ripartire e fissare una nuova linea di condotta.

Concludono questa importante mostra una selezione di documenti (film, cataloghi, inviti, manifesti, fotografie) e i progetti scenici legati in modo particolare a significative realizzazioni nel campo del teatro off e di ricerca.

Jannis Kounellis, a cura di Germano Celant
Fondazione Prada, Venezia, fino al 24 novembre
La mostra è accompagnata da un volume a cura di Germano Celant, progettato dallo studio 2×4 di New York edito dalla Fondazione Prada, pp. 516, 95 euro.
Info: fondazioneprada.org

Jannis Kounellis, Senza titolo, 1993-2008, armadi, cavi di acciaio. Foto: Agostino Osio – Alto Piano, courtesy Fondazione Prada.






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